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Il mio approccio sistemico relazionale alla vita nasce da anni di lavoro con le persone, dall’osservazione continua e attenta delle dinamiche inconsce che l’umano mette in atto nel suo quotidiano e delle quali spesso è assolutamente vittima inconsapevole.
Quando pongo la domanda “Sei felice?”, le persone il più delle volte si sentono destabilizzate da questo quesito e spesso rispondono frettolosamente con un incerto assenso.
Quando arriva il momento di fare realmente qualcosa di concreto ed efficace per la propria felicità, all’istante emergono resistenze di ogni sorta. La felicità, meta ambita, desiderata, ricercata dall’essere umano, si dimostra essere anche meta temuta e sentimento considerato spesso impossibile nella propria esistenza.
Che cosa vuol dire essere felici? Si tratta di una condizione dello spirito e quindi immateriale. Cercare di creare questa condizione attraverso “cose”, quindi materiali, non funziona e si finisce per confondere un piacere passeggero con uno stato profondo e durevole quale è la felicità. Felicità è quella condizione in cui l’essere umano è totalmente presente a se stesso nel qui e ora; è una condizione di accettazione totale di “ciò che è”; è comprensione profonda del proprio valore e dei propri condizionamenti; è sentirsi parte di un Tutto in cui ogni entità è distinta ma non separata; è uno stato che ci appartiene, che è già presente, anche quando le avversità della vita ci fanno sperimentare il dolore.
Richiede che ci si metta in gioco, che si attivi la consapevolezza di Sé e dei tanti schemi acquisiti che condizionano il proprio vivere quotidiano, le proprie relazioni (affettive, professionali, con il denaro, con la propria salute), e la realizzazione o meno della propria missione. Nei vari workshop che propongo, i partecipanti lasciano spesso emergere le loro paure rispetto a questo stato di coscienza, anche se è fuori da ogni dubbio che ognuno desidera una vita felice. Ma come si conquista questo status così ambito eppur temuto? Il mio lavoro è nato come risposta a questa domanda.
Il mio intento è quello di aiutare l’altro a spostare il focus dalla mente al cuore così da poter accedere a quello spazio profondo dentro di sé in cui abita la felicità. Il primo passo è comprendere che ogni essere umano è co-creatore della propria vita e quindi che è l’unico “Sovrano del proprio Regno”. In quanto tale è colui che può determinare la felicità nel proprio vivere e può scegliere per sé. È poi fondamentale comprendere quali sono i fattori che determinano o limitano la propria felicità e il proprio benessere. Il passo successivo è quello di rimuovere ciò che ci ostacola (convinzioni limitanti, schemi, abitudini, condizionamenti famigliari e sociali, etc). A rendere particolare ed efficace questo metodo, è l’enorme ricchezza di contenuti e di strumenti efficaci che, messi scientemente in mano del partecipante, realmente sostengono il soggetto nel suo processo di consapevolezza.

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